
Homebrewer a tempo perso….apprendista degustatore e amante della birra artigianale. Non credo nella birra perfetta ed in stile, ma credo nella birra fatta con amore che rispecchi il birraio.
La storia dell’Asinello
Mi sono avvicinato al mondo della birra artigianale intorno al 2003/2004, prima la birra non mi piaceva.
A casa e nei locali si trovava solo birra commerciale, dall’odore non certo invitante e dal sapore non proprio buono.
L’amore per la birra artigianale è sbocciato a “La Ratera” piccola birreria di Trenno (oggi affermato locale con ottima cucina e birre artigianali) dove, con titubanza, ho assaggiato la mia prima vera Birra. Si, la birra con la B maiuscola. Passare dalla Peroni alla Tipopils è stato un viaggio mistico, amore a prima vista.
Alla spina si trovava sempre la Tipopils e la Bibock del Birrificio Italiano, la Chouffe e a rotazione sulle altre tre spine le birre di Baladin, Lupulus, birre tedesche, belga e chicche one shot. Anche la lista bottiglie, divisa per stati, è sempre stata molto ben fornita.
Per anni questa birreria è stata il rifugio mio e dei miei amici più stretti, dove abbiamo iniziato ad apprezzare sempre di più la birra artigianale, a capire gli stili e a scoprire gusti mai provati.
È sempre li, che qualche anno più tardi ho privato il primo Lambic, la prima rouchbier, gusti che non trovavi con facilità nei locali. Oggi non potrei fare a meno di un buon lambic o di una gueuze.
Sempre in quegli anni, sarà stato il 2006 credo, e sempre con i miei folli amici abbiamo provato a fare la prima birra fatta in casa, abbiamo preso un kit luppolato alla Viridea, abbiamo letto le istruzioni…1kg di zucchero e una pentola…. beh facile no?
Non potete immaginare cosa è venuto fuori!
Non abbiamo più provato a fare birra in casa, ci siamo limitati ad andare a berla.
Come immaginabile, la passione per la birra artigianale non è mai calata, abbiamo iniziato a frequentare il Birrificio Italiano, a Lurago Marinone (quando ancora la sala di cottura era all’interno del locale) e qualche altro locale che proponeva birre artigianali.
Il pensiero di fare la birra in casa non mi ha mai abbandonato, leggevo su internet varie guide, vari metodi per produrre birra in casa ma senza mai cimentarmi nuovamente nell’homebrewing. Fino al 2014.
La mia passione per la birra artigianale era evidente ed in quell’anno mi è stato regalato un kit per fare la birra in casa, il tipico kit con fermentatore, tappatrice, densimetro e paletta.
Non avevo più scuse, era arrivato il momento di riprovarci.
Andai sul sito di Mr. Malt e con cura scelsi il mio primo kit luppolato, “Traditional Brown Ale”. E presi anche un barattolo di malto liquido “amber” da usare al posto dello zucchero, un secondo fermentatore ed ovviamente le bottiglie.
Era nato il “Birrificio Baggese”.
Dopo aver letto le istruzioni ed aver sanificato l’attrezzatura iniziai a sciogliere i malti nell’acqua calda, quando il mosto arrivò a 24 gradi aggiunsi il lievito e misi tutto a fermentare per una settimana. Dopo la prima settimana effettuai un travaso nel secondo fermentatore per pulire il mosto e dopo un’altra settimana la imbottigliai. “Cotta Zero”, questo era il nome che avevo scelto per la mia prima birra.
Il primo assaggio fu emozionante, la mia prima birra fatta in casa. Profumava di birra, aveva il sapore di birra, forse si sentiva un po troppo il lievito ma era buona la mia birra.
Come seconda birra provai a fare una IPA, e provai a modificare il kit luppolato facendo bollire del luppolo nell’acqua da aggiungere al kit e poi lo aggiunsi anche in dry hopping. Birra fresca e profumata, molto interessante come seconda birra.
Provai a fare altre birre ed un sidro, ma ormai il kit luppolato non mi dava soddisfazione, le birre erano buone ma nulla di particolare, un po “watery” un po piatte nel gusto e nel profumo.
Nel frattempo ho continuato a leggere libri e forum in internet, iniziavo a pensare di fare il salto di qualità e passare al metodo E+G (Estratti + Grani) o addirittura all’All Grain, ero combattuto per via dello spazio che in appartamento non abbonda.
L’arrivo sul mercato dei sistemi “all in one” a prezzi contenuti ha decretato il passaggio definitivo all’All grain e quindi mi attrezzai con il pentolone “made in china”, serpentina, mulino, rifrattometro, tintura iodio, ecc…
Il 7 novembre 2018 il corriere citofonò e la mia attrezzatura era li, inscatolata in box in attesa di essere usata. È li che nasce ufficialmente “Mi-West Brewery”, mandando in pensione il “Birrificio Baggese”.
C’è poco da spiegare nel nome, Baggio, dove sono nato e cresciuto, si trova in periferia ovest di Milano e da lì Mi-West.
Il simbolo è meno intuitivo per chi non è di Baggio o Milano, infatti l’asinello è parte integrante del quartiere proprio come il più famoso organo della chiesa vecchia.
La terza domenica del mese di ottobre, da più di 400 anni, va in scena la festa di Baggio. Due giorni di festa tra cui spicca la famosa corsa degli asinelli.
Prima o poi tutti ci partecipano e anche io, con i soliti amici pazzi, ci ho partecipato per 2 anni.
In un anno di “Mi-West” ho prodotto 4 birre, due più classiche (Stout, APA) e due “speciali” (Pumpkin Ale, Winter Ale). In testa ho molte idee e molte birre da produrre, vedremo cosa ci riserva il futuro…
Cheers!